Quarant’anni possono sembrare pochi e al tempo stesso possono sembrare tanti, dipende in che ottica vogliamo guardarli. Se pensiamo che sono passati quarant’anni dalla cancellazione dal codice penale dell’articolo 544 che prevedeva l’estinzione del reato se in seguito a una violenza sessuale la donna sposava il suo violentatore direi che quarant’anni sono pochi, pochissimi.
Prima del 1981 se una donna veniva violentata era costretta ad accettare un matrimonio riparatore se non voleva essere bollata come donna svergognata e rimanere zitella a vita; il matrimonio avrebbe riabilitato lei agli occhi della società, ma cosa più incredibile avrebbe cancellato il reato. A tutto questo aggiungerei che siamo dovuti arrivare al 1996 per riconoscere lo stupro come reato, perché prima di quell’anno era oltraggio alla morale e non reato contro la persona.
La femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia.
Questa è la frase che Oliva sente dire spesso da sua madre. Essere femmine è un lavoro: guardare sempre a terra, uscire sempre in compagnia di qualcuno, se un uomo ti rivolge la parola, taci, se un uomo ti fissa a lungo, abbassa gli occhi. Oliva sa che deve sentire ciò che le dice la madre, perché non può fare la fine di sua sorella Fortunata che per uno sguardo di troppo è finita prigioniera nella sua stessa casa. Oliva sa che quando avverrà il passaggio da bambina a donna non potrà più indossare le gonne corte sopra il ginocchio e stendersi per terra insieme a Saro, anche se Saro lo conosce da quando erano bambini, perché sempre di uomo si tratta.
Oliva ama leggere e andare a scuola, ma anche questo non è visto di buon occhio da quella madre che forse la vorrebbe diversa, ma per fortuna dalla sua Oliva sa di avere sempre suo padre che si esprime attraverso dei silenzi che sono carichi di parole.
Stenta a crederci Oliva di aver attirato l’attenzione di Pino Paternò, lei che si vede senza forme, con gli occhi grandi, ma scavati in viso, lei che la bellezza la vede sempre sulle altre ragazze e mai su di sé, stenta a crederci Oliva che Pino l’ha trascinata a ballare nella piazza del paese davanti a tutta la folla che adesso inizierà a sparlare di lei: ma come ha potuto? Ma non si vergogna? Bisogna correre ai ripari quanto prima.
Di matrimonio con il figlio dello strozzino non se ne può parlare, bisogna cercare altrove, ma Pino ormai ha verso di Oliva una fissa e un giorno accade l’irreparabile: e adesso?
E adesso a Oliva non resta che fare come fanno tutte, dire sì per non attirare su di lei tutte le malelingue del paese, ma come potrebbe dire sì a una persona che è arrivata a tanto? Come può dire sì a chi credeva promettesse amore, ma di amore non si è mai trattato? Oliva sceglie la strada più difficile, sceglie di dire no, consapevole che quel no potrebbe costarle caro e non solo a lei.
Oliva Denaro esce oggi nella collana Stile Libero di Einaudi e riporta in libreria una delle voci più intense e genuine della nostra letteratura contemporanea, Viola Ardone che attraverso la storia di Oliva vuole raccontarci la storia delle tantissime donne che in un passato non molto lontano dal nostro presente hanno saputo dire no e hanno lottato per avere un briciolo di giustizia, giustizia che spesso non è arrivata.
L’abilità di Viola Ardone è di far vivere i personaggi che racconta. Mentre leggevo questo romanzo, la sensazione di avere Oliva accanto che mi raccontava la sua storia non mi ha abbandonato fino all’ultima riga. Sembrava di sentirla questa ragazzina troppo piccola per capire l’amore, sembrava di vederla Oliva che si faceva carico di colpe non sue. Sarò stata io a dargli speranze? Il fatto che mi facessero piacere le sue attenzioni mi rendono colpevole tanto quanto lui? Sfido qualunque donna ad aver pensato cose simili nell’intento di giustificare azioni e parole degli uomini che ci sono accanto e non solo.
Come spesso ho detto, questa è la storia di Oliva, ma accanto sono molteplici i personaggi che si muovono e che sono protagonisti tanto quanto lei: la madre, che a un certo punto capirà che il suo dovere è stare dalla parte della figlia, il padre, silenzioso ma sempre presente, l’amica Liliana, capace di aprirle un mondo che prima non conosceva, Saro, l’amico di sempre e Maddalena Criscuolo, la militante dell’Udi che in un bellissimo cross-over ci riporta alla mente quel gioiello di libro che risponde al nome de Il treno dei bambini.
A questo punto direi che mi sono dilungata troppo, non so se si è capito, ma questo libro mi è piaciuto in un modo che fatico a descrivere. Nel caso sarò più chiara, leggete questa storia, leggete Oliva Denaro, perché libri fenomenali come questi sono cosa rara al giorno d’oggi: ve li fate sfuggire?